Apple sembra sia finita nuovamente in mezzo alla tempesta mediatica che aveva appena attraversato dopo lo scandalo dell'applicazione omofoba "Cura-omossessuali". Stavolta l'App colpevole di aver scandalizzato l'opinione pubblica si chiama "Ebreo o non ebreo?" e consente ai propri utenti di sapere se una celebrità è, per l'appunto, ebrea o non ebrea. Certo viene da chiedersi quale sia l'utilità di conoscere questo particolare, ma probabilmente la volontà era quella di farsi un pò di pubblicità e la cosa sembra sia riuscita. Ma andiamo nel dettaglio: oltre ad essere divisi per nazionalità e settore di attività (cinema, musica, premi Nobel, scienze, politica, sport…) viene addirittura precisata l’appartenenza all’ebraismo per parte di madre, padre, dei nonni o per conversione. Inoltre, all'interno dell'applicazione sono presenti le classifiche degli ebrei più popolari del momento e dei fatti più divertenti sugli ebrei. Uscita in agosto, l’app ha scatenato rapidamente una valanga di critiche sui social networks più famosi da parte delle associazioni anti-razziste, finchè il quotidiano francese Libération ha ripreso l’allarme. Probabilmente a voi che state leggendo, tutto ciò sembra una gran cavolata (e come darvi torto), ma a quanto pare al giorno d'oggi fatti del genere sono diventati ormai all'ordine del giorno.
‘Lo scopo di questa applicazione,’ si difende il suo ideatore, Johann Levy, ‘è unicamente ludico. Nulla di più. Per favore, non interpretatela come una qualsiasi dimostrazione di supremazia di una razza rispetto a un’altra. Tanto più che per ogni ebreo citato nelle diverse categorie, esiste chiaramente una proporzione molto più importante di non-ebrei altrettanto talentuosi. L’unica lezione da trarre, è che con molto lavoro, gli ebrei citati nell’ applicazione, spesso discendenti immigrati, sono riusciti a raggiungere un certo riconoscimento.’
Il buon Johann dunque sceglie questo tipo di scusante che, se possibile, suscita più ilarità dell'applicazione stessa, ma personalmente mi sento di ammirare la sua inventiva nell'inventare alibi del genere.
Di opposta opinione è la Licra, la Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo, che si dice ‘estremamente scioccata’ e ’scandalizzata’. E il suo presidente, Alain Jakubowicz, ai microfoni di France Info, ha sostenuto che l’applicazione ‘è uguale al regime di Vichy, che voleva sapere chi aveva origini ebraiche. Sappiamo la sorte che è toccata a queste persone, sono morte nei campi di sterminio. Chi ha avuto questa geniale trovata è un imbecille.’
Il buon Alain dunque non usa mezzi termini per bollare come semplice idiota lo sviluppatore in questione. Per quanto riguarda invece gli altri pensieri espressi in queste righe, mi sembrano alquanto ridicoli.
Intanto però la Apple è stata costretta a ritirare l’app dal proprio Store.
 |
Il logo dell'applicazione (è anche simpatico ) |
La lezione da cogliere in questo episodio e in altri simili, è che internet e, in generale, il mondo della tecnologia è più pericoloso di quanto non si possa pensare. Una App, un post scritto su un blog o una foto caricata su Facebook possono risultare letali per la carriera di persone che si trovano "ai piani alti". Fior di amministratori pubblici, artisti e altre celebrities hanno dovuto dimettersi dai propri incarichi, rinunciare a contratti ed accettare lo stralcio di accordi milionari solamente per avere scritto due parole ironiche su Twitter, utilizzate ad arte da chi di dovere.
Elleerre
Nessun commento:
Posta un commento